Volete un libro duro? Eccolo. Volete un libro che smonti situazioni idilliache, come una famigliola felice che sta aspettando il quinto figlio? Eccolo.
Lessing ci racconta di una coppia conservatrice che realizza il suo sogno con grande egoismo (non possono permettersi quella casa, non possono permettersi tutti quei figli) e tutto sembra filare nel migliore dei modi, fino a che non arriva Ben, il quintogenito, sul quale l’autrice riesce a creare grande suspense, già da quando la madre lo ha ancora in grembo.
La famigliola perfetta non regge allo squilibrio causato da Ben, dal diverso e con il suo arrivo tutti i loro cliché cadono uno dopo l’altro.

L’importanza di questo libro non è tanto nella trama, ma in quello che mette in luce:
- più figli ho più la mia vita sarà felice?
- una madre può non amare il proprio figlio?
- l’amore si può imporre? O è l’accettazione che si può imparare?
Lessing con questo libro smonta diversi luoghi comuni, ai quali ogni tanto è giusto guardare in faccia. Non ci dà risposte, perché quello che vuole suscitare in noi è la riflessione.
E con me ci è riuscita appieno.
Cit.
“… Io mi sono chiesta: e se nel ventesimo secolo venisse al mondo un elfo, una creatura di un’altra epoca? Nella nostra società apparirebbe ‘cattivo’, portatore di male: ma in un contesto diverso non susciterebbe pregiudizi. Come reagiremmo se capitasse tra noi uno così? Noi siamo pigri, quando le cose sono un po’ problematiche le nascondiamo sotto il tappeto. Questo libro l’ho scritto due volte. La prima versione era meno cruda, poi mi sono detta: ‘cara mia, stai barando. Se succedesse davvero, sarebbe molto peggio di così.’ E allora l’ho riscritto portandolo alle conseguenze estreme”.
Doris Lessing

Titolo originale: The Fifth Child
Prima edizione: 1988
Traduzione di: M. Castagnone